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Programma di coalizione delle liste civiche Nonantola Progetto 2030 e Il Futuro Adesso
INDICE
- PREMESSA. Uno sguardo alla Nonantola d’oggi
- PARTE PRIMA. Nonantola: progetti per un insediamento umano, inclusivo, sicuro, duraturo e sostenibile
- PARTE SECONDA. Decarbonizzazione e sostenibilità
- PARTE TERZA. Riconversione ecologica e transizione energetica
- PARTE QUARTA. Stop al consumo di suolo!
- PARTE QUINTA. Agricoltura e biodistretto
- PARTE SESTA. Sicurezza sociale e Welfare
- PARTE SETTIMA. Promozione dell’inclusione: un impegno per le persone con disabilità
- PARTE OTTAVA. Lotta alle diseguaglianze, parità di diritti, accesso ai saperi
- PARTE NONA. Servizi a rete
- PARTE DECIMA. Istituzioni efficaci, responsabili, trasparenti a tutti i livelli
- PARTE UNDICESIMA. Processo decisionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli
PREMESSA. Uno sguardo alla Nonantola d’oggi
Uno degli atti più importanti della legislatura che sta per concludersi è stato l’adozione del PUG da parte del Consiglio Comunale, che sostituirà il vecchio PRG del 1997, ormai superato, ma che ha comportato, per la nostra realtà territoriale, una grande espansione in termini di edificato e di popolazione.
Oggi Nonantola è un comune di poco più di 16mila abitanti, con possibilità di arrivare a 18mila qualora fossero realizzati le previsioni del vecchio PRG ed è inserito all’interno dell’Unione di Comuni del Sorbara.
Il quadro che emerge dall’ultimo aggiornamento del Documento Unico di Programmazione 2024-26 evidenzia una popolazione che invecchia, con un basso ricambio generazionale, solo in parte compensato da un saldo migratorio ormai stabilizzato nel tempo.
Ad una realtà che invecchia si affianca l’insicurezza legata alla qualità ambientale e al rischio idraulico, che ha visto, nel 2020, metà del paese colpito da un’alluvione causata dalla rottura dell’argine del Panaro.
Dal punto di vista della qualità dell’aria che respiriamo, la situazione rimane critica e molto influenzata dalle condizioni meteorologiche sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti tipici della pianura Padana: per ben 5 mesi all’anno, anche in piena pandemia, la qualità dell’aria è risultata mediocre, scadente o pessima (dati ARPAE 2020, rilevati in piena pandemia COVID-19) e i dati più recenti non mostrano segnali di miglioramento.
Alle fonti “storiche” di rischio idraulico, rappresentate dalla presenza del fiume Panaro e da un fitto reticolo di canali secondari, si aggiungono gli effetti del cambiamento climatico, che alterna periodi di siccità e l’incidenza di eventi meteorologici estremi.
Relativamente alla sicurezza idraulica, il quadro conoscitivo del PUG ha evidenziato come gran parte del centro abitato di Nonantola risulti caratterizzato da rischio idraulico di livello elevato e/o alto. Solo le aree centrali lungo l’asse nord-sud del Canal Torbido sono a rischio medio. Le frazioni di Redù e Rubbiara e buona parte dell’abitato Via Larga presentano invece valori di rischio idraulico bassi, mentre valori medi si hanno anche a Bagazzano.
La qualità del vivere è anche legata alla sicurezza socio-economica, intesa come realizzazione di quei diritti fondamentali del cittadino come la casa, la scuola, la sanità, il lavoro, la protezione sociale o welfare, la cultura, l’attenzione alle differenze e alle fragilità.
Tutto ciò richiede una qualità di governo efficace ed inclusiva, in grado di tenere insieme dinamiche complesse e di costruire azioni che rispondano ai bisogni diversi dei cittadini e abbiano il consenso dell’intera comunità. È quindi fondamentale anche il tema della partecipazione dei cittadini alla Politica con la P maiuscola, intesa come condivisione delle analisi ed elaborazione collettiva delle azioni e delle scelte, senza le quali non si va oltre la gestione della quotidianità.
Occorre tornare ad una pianificazione condivisa che vada oltre i confini del nostro Comune, dando senso all’Unione del Sorbara in termini di una capacità pubblica di elaborare politiche di area vasta anche in collegamento con il capoluogo.
Occorre rendere Nonantola un “insediamento umano inclusivo, sicuro, duraturo e sostenibile”, sviluppando “istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti a tutti i livelli” e nel contempo assicurando “un processo decisionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli”.
In sostanza, è necessario sostenere e supportare, con determinazione, l’ambizione a costruire nuove convivenze, nuove solidarietà e nuove sicurezze. Per governare simili problemi risulta centrale e imprescindibile il crearsi di una cultura dell’interdipendenza e un rinnovato quadro valoriale di riferimento, con l’esplicarsi di conseguenti pratiche politiche, sociali ed organizzative volte a “federare”, in modo positivo ed originale, energie già espresse o latenti, da fare esprimere di diverse esperienze culturali ed organizzative.
È necessaria una transizione da una cultura quantitativa ad una qualitativa che metta al centro l’uomo e la consapevolezza dell’appartenere ad un insieme unitario con un destino comune.
Nonantola, con l’orgoglio della propria storia e della propria cultura, ha le energie per delineare e costruire un’aggiornata “idea di sé”, che dia rappresentanza, obiettivi ed un aggiornato collante identitario a questo complesso “universo in movimento” che già la permea.
Naturalmente, anche per il nostro paese, di fronte alla profondità e alla velocità dei processi sopra descritti, saranno decisivi gli orientamenti del governo nazionale e il processo di integrazione europea.
PARTE PRIMA. Nonantola: progetti per un insediamento umano, inclusivo, sicuro, duraturo e sostenibile
1.1. INCLUSIONE URBANA ED ABITATIVA
L’equilibrio che si è venuto a costruire nel tempo a Nonantola fra territorio, risorse e comunità, favorito anche dalla presenza di una unicità storica ed economica quale la Partecipanza, è progressivamente venuto a meno in questi decenni con un’eccessiva proliferazione dell’edificato e dell’urbanizzato che, contrariamente alle aspettative, non ha portato maggiore benessere complessivo, ma ha aggravato le diseguaglianze, soprattutto fra cittadini storici e nuovi cittadini, sia in termini di opportunità economiche e abitative sia in termini di opportunità sociali e culturali.
Il patrimonio abitativo, per il 48% è stato costruito prima del 1970 (dati PAESC 2024), mentre quello realizzato nel ventennio 1971-1990 corrisponde a circa il 26% (dati PAESC 2024) e necessiterebbe di forti interventi per abbattere le emissioni climalteranti e i consumi energetici. Invece, nel corso di questi anni ha subito l’abbandono dei residenti storici, venendo occupato da cittadini svantaggiati da un punto di vista economico o subendo un processo di degrado edilizio. Sempre dai dati PAESC, il 44% delle abitazioni di Nonantola si collocano in classe energetica G (lo standard peggiore per l’efficienza energetica); si tratta di edifici costruiti senza tenere conto delle prestazioni energetiche, abitazioni energivore e inefficienti con un impatto considerevole sull’ambiente e sui costi in bolletta.
La proposta del PUG affronta il tema della rigenerazione urbana soffermandosi su alcune aree, senza però una visione complessiva che vada ad arrestare il processo di dispersione urbana, a ricompattare il territorio e a riconnettere le principali emergenze storiche, architettoniche e naturalistiche; si tratta di mettere in campo massicci interventi di recupero urbano che dovranno vedere impegnati sia il pubblico che il privato, ricercando le dovute risorse a tutti i livelli, compreso quello europeo, ma anche con forme innovative di finanza finalizzate alla ristrutturazione del patrimonio immobiliare che, sotto la spinta del pubblico, coinvolga anche la comunità attraverso finanziamenti eticamente motivati.
Il territorio deve essere rigenerato senza il consumo di nuove aree, perché il costruito (che purtroppo non è ancora completato) è già eccedente rispetto alla domanda e risponde a quella fascia medio alta del fabbisogno abitativo, mentre risulta insufficiente la disponibilità di alloggi per le fasce più basse.
L’Agenzia casa, costituita dall’ Unione del Sorbara in accordo con l’ACER con lo scopo di configurarsi come un servizio per la domanda di locazione a canoni accessibili per le famiglie e per l’offerta di appartamenti da parte dei proprietari senza i rischi tipici legati alla locazione, deve avere una disponibilità abitativa più ampia, proprio recuperando il patrimonio edilizio presente, riportando le residenze in Centro storico e nei nuclei centrali delle frazioni così da ricompattare il nucleo abitato attorno ai punti di maggiore aggregazione. Inoltre, l’Agenzia deve funzionare in contraltare con il mercato, per consentire la buona residenzialità alle fasce più deboli della comunità, compresi i giovani, mettendo a disposizione tipologie abitative che rispondano ai diversi bisogni e favoriscano l’inclusione generazionale e culturale, secondo il modello del cohousing.
Se il modello che assumiamo è quello della “città compatta”, gli interventi di rigenerazione devono riguardare tutto il territorio (Centro Storico e frazioni), privilegiando per i più fragili le zone del Centro perché più prossime e accessibili alle dotazioni di servizio; in particolare la ristrutturazione edilizia deve accompagnare le politiche di domiciliarità delle persone disabili e/o non autosufficienti prevedendo spazi in cohousing sociale, punti di servizio alla persona, centri di aggregazione.
Le aree da rigenerare che noi individuiamo sono:
- l’area compresa fra Via Walter Tabacchi (Borgo Riviera), Via 25 Aprile, Parco della Resistenza, ex stazione delle corriere, area VOX;
- l’area a ovest della nuova COOP;
- la casa dei 3 Comuni;
- via Golfiera/zona Vecchio oratorio e tutti i complessi edilizi in degrado presenti nelle frazioni.
La rigenerazione urbana va intesa come riprogettazione complessiva di uno spazio collettivo e sociale e quindi anche economico e politico, in cui la pianificazione urbanistica deve diventare pianificazione della vita urbana nelle sue diverse declinazioni: vivere, lavorare, fornire, curare, imparare e godere. Diventa dunque prioritaria una pianificazione urbanistica decisamente più inclusiva e partecipata rispetto al percorso che ha portato al PUG, prendendo a riferimento il punto 92 della Nuova Agenda Urbana dell’ONU, in cui si promuovono “processi partecipativi che tengano conto dell’età e del genere in tutte le fasi dei processi di pianificazione ed elaborazione di politiche urbane e territoriali”, processi basati su forme nuove di associazione diretta tra i livelli di governo e la società civile.
Perché l’inclusione non sia un semplice titolo sarà inoltre fondamentale individuare e rimuovere con accuratezza tutte le barriere architettoniche presenti nel territorio del Comune, intervenendo nella loro individuazione e nelle proposte di intervento in collaborazione con l’ufficio tecnico.
1.2. LA SICUREZZA
Non condividiamo la narrazione – semplicistica e securitaria – che la sicurezza si coniughi con maggiori strumenti di sorveglianza e con una presenza capillare delle forze dell’ordine: il cittadino si sente sicuro quando, sul territorio, c’è la presenza di una forte rete di protezione sociale che lo faccia sentire componente di una comunità coesa e che, al momento del bisogno, abbia accessibilità ai servizi necessari.
La microcriminalità, presente anche a Nonantola, richiede sicuramente il presidio delle forze preposte all’ordine pubblico, ma va affrontata parimenti al degrado sociale che spesso lo determina. Per questo riproponiamo il “Tavolo della convivenza”, che metta insieme i soggetti che operano nel campo (vigili, carabinieri, servizi sociali, istituzioni scolastiche, volontariato, officine Culturali) con l’obiettivo di governare tutti i fattori che possano considerarsi un rischio per la sicurezza delle persone.
Occorre sicuramente risolvere il problema del presidio/Caserma dei Carabinieri, troppo rinviato negli ultimi anni, superando gli stretti confini comunali: bisogna riportare al tavolo dell’Unione, Comune, Prefettura e Ministero dell’Interno – organi a cui compete garantire l’ordine pubblico – perché siano esplicitate le strategie future relativamente al presidio delle forze dell’Ordine nel territorio dell’ Unione del Sorbara con le dovute declinazioni comunali e con i dovuti impegni finanziari, delle diverse parti in causa, per la loro realizzazione.
La possibile soluzione per i carabinieri potrebbe essere progettata congiuntamente alla nuova sede della Polizia Municipale, che difficilmente potrà rientrare nella vecchia sede comunale dopo i lavori di ristrutturazione, soprattutto in considerazione dell’implementazione che l’organico dovrebbe avere. Attraverso un efficace intervento di rigenerazione urbana, potrebbe essere individuato uno stabile da adibire a “Polo della Sicurezza“ ove collocare il presidio territoriale di Carabinieri e Polizia Municipale.
Inoltre, anche sul territorio nonantolano va perseguita la necessità di creare un “Osservatorio permanente della legalità”. L’Amministrazione dovrà tessere fin da subito rapporti stretti con le Associazioni e le organizzazioni che lottano contro le mafie, proprio perché, anche alla luce di ciò che è emerso dal “Processo AEmilia”, sappiamo con certezza che il fenomeno delle mafie è presente anche sul nostro territorio. Sarà quindi fondamentale il monitoraggio e la prevenzione delle infiltrazioni delle mafie nel territorio nonantolano.
Alla sicurezza da fenomeni di micro/macro criminalità, si accompagna anche quella legata agli effetti che i cambiamenti climatici, sempre più frequentemente, stanno provocando su un territorio fragile da un punto di vista idrogeologico, sismico e idraulico. L’ultima alluvione risale al 2020, ma le ferite sono ancora ben presenti fra i cittadini che ancora aspettano il risarcimento dei danni subiti per l’esondazione del Panaro a seguito della rottura dell’argine. Quattro sono i livelli di intervento da mettere in campo perché siano prevenute le alluvioni e le calamità solo apparentemente “naturali”, ma che, come la scienza da tempo ci dimostra, i cambiamenti climatici in atto aumenteranno di frequenza e di intensità, vista la consistenza di CO2 immessa – e che continuiamo irresponsabilmente ad immettere – in atmosfera:
- Politiche complessive intercomunali, tra i soggetti che hanno responsabilità nella gestione e nell’uso delle acque connesse al Fiume Panaro, per arrivare alla stipula del Contratto di Fiume, quale “strumento volontario di programmazione strategica e negoziata che persegue la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dello sviluppo locale”. Il Contratto di Fiume può contribuire a raggiungere gli obiettivi delle Direttive Europee sulle Acque (2000/60/CE) e sulle Alluvioni (2007/60/CE) supportando e promuovendo politiche e iniziative volte a consolidare comunità fluviali resilienti, riparando e mitigando, almeno in parte, le pressioni dovute a decenni di eccessiva urbanizzazione. Da molto tempo anche il Fiume Panaro versa in situazioni critiche: inquinamento, forte urbanizzazione e artificializzazione delle sponde sono solo alcune delle cause di degrado dell’ambiente fluviale e della scarsa qualità delle acque e i territori diventano sempre più fragili e vulnerabili agli eventi meteo estremi determinati dal cambiamento climatico. Quanto successo in Romagna nel Maggio 2023 è l’ultimo, in termini temporali, drammatico episodio. Al fiume si connette il reticolo idraulico superficiale, tipico della Pianura Padana che, oltre alla funzionalità idraulica, svolge una funzione ambientale importante (basti ricordare quella di corridoio ecologico), nel tempo però compromessa dalla disordinata industrializzazione, da una agricoltura monoculturale e da allevamenti intensivi che hanno peggiorato la qualità delle acque che, dal Panaro attraverso il reticolo, arrivano al Torrazzuolo. Se la qualità dell’acqua non è buona, ne risente l’intero complesso di flora e fauna autoctone e si perde la biodiversità del Torrazzuolo oggi tutelati con il riconoscimento di Area di Riequilibrio Ecologico/ SIC di Rete Natura 2000 (Sito di Importanza Comunitaria). L’ obiettivo ambizioso del Contratto di Fiume è quello di rinaturalizzazione del fiume Panaro, riportando le sue acque alla piena balneabilità lungo tutto il suo percorso fino al Po.
- Manutenzione coordinata e continua degli argini, con controllo di flora e fauna selvatica che li possano indebolire, in collaborazione con gli Enti di salvaguardia ambientale e le comunità residenti, promuovendo, a livello comunale e sovracomunale, un accordo pubblico-privato per la pulizia e manutenzione degli argini e degli alvei del fiume.
- Monitoraggi e manutenzioni periodiche, oltre che la pianificazione di interventi strutturali e non. Basandosi sull’analisi predisposta dagli esperti incaricati dal Comune con riferimento all’alluvione del 2020, è necessario avviare ulteriori approfondimenti per analizzare la fattibilità di azioni come: la verifica del funzionamento del sistema idrico locale, delle canalizzazioni, con opere di rafforzamento dei canali di irrigazione, con interventi migliorativi del sistema fognario, con interventi di desigillazione; l’organizzazione su scale adeguate di vasche di laminazione; la creazione di golene in aree agricole, in grado di diminuire le portate e di depotenziare la forza distruttrice delle acque fuoriuscite da nuove esondazioni; organizzare il territorio, per quanto realizzabile con opere adeguate, per incanalare le acque limitando il più possibile il coinvolgimento di aree altamente urbanizzate. Occorre altresì ragionare su quali delle misure per la mitigazione del rischio individuate dall’Ispra siano realizzabili a Nonantola.
- Piena attuazione del Piano dei rischi allegato al PUG nella pianificazione e vigilanza sistemica su tutti i fattori di rischio che richiede la costituzione di una “Cabina di Regia” la quale, in caso di eventi calamitosi, intervenga con tempestività e chiarezza comunicativa. Il Piano di Protezione Civile deve essere applicato concretamente, informando ed educando la popolazione, in maniera da ridurre al minimo il danno e salvaguardare l’integrità delle persone, dei beni e delle cose.
Se talvolta gli eventi calamitosi, resi più frequenti dai cambiamenti climatici, non sono prevedibili, l’Ente pubblico, responsabile della cura e della vigilanza del territorio, deve riconoscere ai cittadini danneggiati il giusto risarcimento senza imputarne la responsabilità di non avere provveduto ad assicurarsi autonomamente dal rischio, come invece lasciano intendere le direttive disposte in accordo con la Protezione Civile. La triste vicenda ancora in corso dei rimborsi per l’ alluvione 2020 deve insegnare ad un’azione risarcitoria più rispettosa dei cittadini.
PARTE SECONDA. Decarbonizzazione e sostenibilità
Secondo uno studio CNR ISAC Nonantola “emette” circa 115’000 tonnellate equivalenti di CO2/anno, ovvero circa 7 tonnellate di CO2/anno/persona, con un’impronta climalterante che copre tutto il territorio compreso fra Via Fossa Signora e Villavara. Come già fu stimato nel Piano Energetico del Comune di Nonantola del 2008, per assorbire le emissioni che il territorio produce servirebbe decuplicare l’estensione attuale del Torrazzuolo.
Parlare di sostenibilità significa, allora, intervenire, in maniera coordinata, su tutte le principali fonti emissive: i trasporti, la combustione nelle industrie e nel civile (residenziale e commerciale, prevalentemente caldaie a gas), l’agricoltura (per metà responsabile per emissione di protossido di azoto attraverso i fertilizzanti e la gestione reflui azotati e per metà per emissioni di metano attraverso la gestione reflui rifiuti organici e fermentazione enterica).
2.1. TRASPORTI
Relativamente al tema dei trasporti, la deliberazione della Regione Emilia Romagna che ha approvato il Protocollo di intesa per la costituzione del “Gruppo industriale del TPL”, ossia un’azienda unica fra Tper (Bologna e Ferrara), Seta (Modena, Reggio e Piacenza) e Start (Romagna), potrà creare le condizioni per risolvere il problema della “linea storica” che, legando il trasporto pubblico di Nonantola all’azienda TPER (che ha epicentro a Ferrara), ha di fatto impedito collegamenti più efficaci Nonantola/Modena e reso difficile una programmazione alternativa del servizio pubblico rispetto al trasporto privato.
Con la prospettiva di una grande Holding TPER, gestore anche della linea ferroviaria regionale FER, insieme ad AMO e ai Comuni di Modena e dell’Unione del Sorbara, sarà l’occasione per mettere in campo una vera riforma del sistema di trasporto pubblico anche nella direzione di una tranvia leggera che possa collegare i diversi Comuni. Sarà un’occasione per completare il secondo stralcio della Stazione Autocorriere con servizi legati alla sua funzione e integrati con una stazione di servizio per biciclette, così da favorire l’intermodalità bici/trasporto pubblico e ridisegnare, in maniera organica, la rete ciclabile locale, che abbia nella stazione delle corriere un punto di arrivo/partenza strategico.
Infatti, perché la ciclabilità costituisca una valida ed efficace alternativa all’auto, dovranno essere realizzati il percorso Nonantola-Modena e i collegamenti con le frazioni, anteponendo le risorse per la loro realizzazione a qualunque ulteriore intervento di nuove strade, che comportino consumo di suolo.
Occorre mettere in campo efficacemente e con convinzione un nuovo piano della mobilità insieme a un sistema di viabilità su tutto il territorio comunale, che privilegi la mobilità pubblica e la mobilità dolce (ciclo-pedonale) con corsie preferenziali e in sicurezza, marciapiedi senza barriere architettoniche e zone a 30 km/h. Tale piano dovrà comprendere:
- la realizzazione di percorsi protetti casa-scuola, nelle direttive già seguite dal servizio Piedibus che va valorizzato anche chiudendo al traffico automobilistico le zone antistanti gli edifici scolastici (zona Via Vittorio Veneto e via Ruggero Grieco) e sviluppando le “vie scolastiche”, in accordo con l’Istituto Comprensivo “F.lli Cervi”, con l’individuazione di un MOBILITY MANAGER che si interfacci con scuola/Comune/genitori;
- lo sviluppo della mobilità ciclabile verso la zona artigianale, coinvolgendo le aziende, i lavoratori e le forze sociali in politiche contrattuali che la promuovano ed estendano e promuovano gli accordi BIKE TO WORK;
- attuazione del progetto Nonantola “Città 30”, nelle zone residenziali, che preveda una graduale riduzione della velocità fino a 30 km/h, a tutela della sicurezza dei cittadini e volto alla riduzione del traffico e il conseguente inquinamento da polveri sottili che danneggia la nostra salute;
- creazione di un sistema di collegamento tra capoluogo e frazioni: occorre realizzare dei collegamenti, sicuri e strategici, tra il capoluogo e le frazioni con percorsi ciclabili e pedonali;
- realizzazione di un sistema di collegamento delle aree verdi, sportive e ricreative con alberature e siepi autoctone, così da costruire un continuum naturalistico (attraverso i cosiddetti corridoi ecologici) su tutto il territorio. Le aree a ridosso del centro abitato devono mantenere un’apertura verso la campagna, proprio attraverso questi collegamenti verdi.
2.2. INSEDIAMENTI PRODUTTIVI
Per poter raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione attraverso la riduzione delle emissioni dei mezzi di trasporto, si dovrà, in sede di pianificazione urbanistica dei nuovi insediamenti produttivi, prevedere e prescrivere che ogni intervento non comporti alcun aumento del volume di traffico veicolare, intervenendo sulla tipologia produttiva e sulla sostenibilità ecologica degli impianti.
In particolare, per quanto riguarda il PIP Gazzate, l’Amministrazione, in accordo con il CAP, deve riprogettarne la destinazione con una strategia improntata allo sviluppo economico e sostenibile, aprendo un confronto con gli stakeholders locali, distrettuali, provinciali, con l’ Università, che, sulla base delle indicazioni contenute nel PUG, identifichi possibili destinazioni a bassa o nulla impronta ecologica, ossia riduca al minimo il consumo di suolo e azzeri le emissioni.
Sempre in riferimento al nuovo strumento urbanistico, occorre verificare, con i soggetti attuatori, la possibilità di collocare diversamente la zona produttiva prevista nel Piano Consolata, possibilmente integrandola all’interno del perimetro della tangenziale.
La ridefinizione del PIP Gazzate dovrà essere occasione per intervenire anche sulla vecchia area artigianale, sia seguendo le indicazioni del PUG in materia di rischio idraulico e desigillazione, sia per quello che riguarda lo sviluppo delle comunità energetiche e solari, al fine di costruire circuiti virtuosi sia per quanto riguarda i consumi energetici, sia per la produzione, la riduzione, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti.
2.3. RIFIUTI
Occorre porsi l’obiettivo di ridurre i rifiuti pro capite, ancora troppo alti, nonostante l’adozione della tariffa puntuale e il consolidamento del sistema di raccolta Porta a Porta, con un insieme di azioni che privilegi soprattutto iniziative educative e formative nelle scuole e sul territorio; le buone prassi non possono, però, essere affidate unicamente alla sensibilità del singolo cittadino, ma devono avere rilievo pedagogico nel piano formativo di tutte le scuole, nonché essere un obiettivo sistemico di informazione e di formazione continue, rivolte alla cittadinanza, sulle principali tematiche ambientali e della sostenibilità.
Sempre riguardo al tema della gestione dei rifiuti, occorre mettere a fuoco, con GEOVEST, le strategie messe in campo, perché, se i risultati in tema di raccolta differenziata sono tangibili, non altrettanto si può affermare in materia di riduzione della produzione, né tantomeno della riduzione di quelli conferiti al termovalorizzatore. La natura prevalentemente pubblica della nostra multiutility va ribadita con una presenza più forte dei Comuni nella determinazione delle strategie gestionali e operative e, soprattutto, nella mission, che non può essere quella di trarre profitto, bensì di perseguire gli obiettivi della decarbonizzazione, della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare, gestendo il prodotto rifiuto come bene di recupero, riciclo, rigenerazione.
Nel corso di questi anni numerose iniziative sono state messe in campo (prima fra tutte l’ adesione del Comune di Nonantola alla rete dei “Comuni Rifiuti zero”), ma i risultati non sono per nulla evidenti, se non nel comportamento individuale delle persone; si tratta, invece, di avanzare idee, proposte e azioni che coinvolgano la grande distribuzione, i commercianti, i ristoratori a ridurre ed eliminare gli imballaggi e la plastica, a evitare gli sprechi attraverso un circuito virtuoso che immetta i prodotti quasi a scadenza in una rete di recupero, distrettuale e pubblica, con la collaborazione del volontariato e il coinvolgimento delle mense aziendali (compresa Matilde SpA), così da consentirne il pieno utilizzo.
Ulteriori misure per sostenere la prevenzione della produzione di rifiuti ed efficientare la raccolta differenziata saranno:
- incentivi ai cittadini che producono meno rifiuti indifferenziati premiandoli con uno sconto sulla TARI;
- coinvolgere la cittadinanza nella raccolta dei rifiuti abbandonati, riconoscendo uno sconto sulla TARI;
- istituzione di Repair Cafè sul territorio Nonantolano, in collaborazione con associazioni del volontariato, per allungare la vita dei prodotti e condividere attrezzature che vengono utilizzate mediamente poche volte in un anno (es. trapano). Potrà, inoltre, essere una bella occasione di scambio intergenerazionale, in cui la popolazione più anziana potrà trasmettere a quella più giovane (e/o viceversa) “l’arte della riparazione”.
Altrettanto occorre agire nei confronti di aziende e dei produttori affinché sia incentivato il recupero degli scarti delle produzioni con le migliori tecnologie per ridurre progressivamente l’impronta ecologica delle risorse consumate (compresa la risorsa idrica, sempre meno disponibile). Nell’ambito della produzione agricola, l’intensificazione delle colture ha portato a forti consumi di prodotti chimici e di acqua, con conseguenze negative sulla qualità stessa dell’acqua che alimenta il reticolo territoriale fino ad arrivare al Torrazzuolo.
Il Comune dovrà istituire un tavolo permanente per “la decarbonizzazione e la sostenibilità” insieme ai produttori (industriali, artigianali, agricoli), ai commercianti e alla GDO, alle loro associazioni di rappresentanza, alle multiutility che gestiscono i principali servizi pubblici (Geovest, Sorgea, Sorgeaqua), alle forze sociali e sindacali affinché si affrontino, in maniera sinergica e sistemica, tutte le problematiche connesse al tema e si misurino periodicamente i risultati.
Occorre incentivare la responsabilità sociale delle aziende, chiamandole a svolgere la loro parte nel raggiungimento degli obiettivi di fuoriuscita dal fossile e di riconversione energetica, per affrontare insieme i cambiamenti climatici, costruire un territorio resiliente, un’economia sostenibile e una forte tessuto solidaristico.
A questo fine, il nuovo PAESC dovrebbe dare un grosso impulso attraverso un continuo monitoraggio delle azioni previste, ma affinché si realizzi va affiancato da un servizio – il CEAS – dotato di personale adeguato e affiancato da un organismo a partecipazione diretta dei cittadini – l’Osservatorio Ambientale – che, lavorando insieme e in coordinamento con l’Assessorato all’ambiente e alle associazioni ambientaliste, riescano a riconnettere le principali emergenze ambientali, a declinarle in obiettivi e prassi condivisi e ad effettuare le opportune verifiche dei risultati raggiunti.
2.4. CENTRO DEL RIUSO
Nell’ottica della riduzione e del riciclo dei rifiuti, il centro per il riuso “Niente di nuovo”, presente e attivo a Nonantola da diversi anni, può certamente svolgere una funzione determinante, sia per la ricchezza di azioni prodotte e producibili, sia per le risposte sul versante sociale e solidaristico, messe in campo attraverso azioni sinergiche fra il Comune, il volontariato e l’associazionismo nonantolano. Negli anni, il centro ha progressivamente ampliato la sua operatività anche sul piano culturale, diventando strategico nelle politiche di promozione del riciclo e del riuso; nella prossima legislatura riteniamo che possa ulteriormente potenziare il proprio ruolo diventando il punto di una rete, diffusa e multifunzionale nel territorio dell’ Unione, creatrice di buone prassi di economia circolare.
2.5. ECONOMIA CIRCOLARE
Lo scopo dell’Economia Circolare è quello di valorizzare qualsiasi risorsa che nell’Economia Lineare verrebbe gettata come rifiuto e trasformarla in nuova materia prima, per ridurre drasticamente sia il consumo di risorse naturali (a monte) sia la produzione di ingenti quantità di rifiuti (a valle).
In ottica di Economia Circolare, per prevenire la produzione di rifiuti, le imprese possono valorizzare gli scarti di produzione e trasformarli in sottoprodotti, nel rispetto della normativa Nazionale e Regionale. E’ fondamentale diffondere la conoscenza di questa possibilità e lavorare, insieme alle Associazioni di Categoria, per rendere tale processo più semplice per le imprese, sostenendolo anche a livello Regionale.
Intervenendo, invece, a valle per ridare nuova vita ai rifiuti, è possibile sviluppare, anche a livello locale, esperienze produttive legate al riciclo di plastica, carta e vetro, ovvero “riciclerie”, intese come centri di recupero rifiuti che ospitino artigiani e artisti che riadattano e utilizzano materiali scartati per realizzare oggetti nuovi e venderli, sulla falsariga di quanto già sta avvenendo in alcuni territori italiani e, soprattutto, avvalendosi della normativa regionale che ha provveduto ad emanare delle specifiche linee guida per i Centri per il Riuso.
In tale contesto, assumono particolare importanza gli accordi di filiera sottoscritti su base volontaria con i vari portatori d’interesse (in primis le aziende e le associazioni) alla cui promozione il Comune, insieme ai gestori del servizio rifiuti, devono e possono impegnarsi. Affinché questi accordi siano efficaci, occorre lavorare sull’area vasta – l’Unione del Sorbara è l’ambito più naturale – in cui i gestori presenti sono più di uno (Geovest, HERA, AIMAG), con politiche e strategie industriali non sempre omogenee, per cui serve una forte determinazione del pubblico ad indirizzarne le politiche in quella direzione. Il fatto che ogni Comune dell’Unione si sia dotato di un Centro per il Riuso e sia impegnato con risultati consistenti sulla differenziazione dei rifiuti, sebbene con modalità di raccolta diverse, può costituire una solida motivazione allo sviluppo di esperienze produttive avanzate nel recupero e riutilizzo di prodotti destinati a diventare rifiuti, alle quali facciano riferimento i servizi di raccolta rifiuti del territorio, con riduzione dei percorsi e dei costi di trasporto e con benefici sulla tariffa.
Anche l’agricoltura trova la sua dimensione ideale in un sistema economico circolare, che si rifà al processo ciclico della natura, dove non esistono sprechi e rifiuti. In particolare, occorre sostenere le iniziative di valorizzazione degli scarti agricoli come fonte di sostanza organica ma anche come potenziale fonte di energia alternativa al fossile, contribuendo così a ridurre l’impatto ambientale e, contemporaneamente, ad abbattere i costi di produzione. Le biomasse di scarto, inoltre, possono rappresentare una potenziale fonte di biomolecole con un ampio potenziale applicativo in vari settori industriali. Possono così trasformarsi da rifiuto in risorsa economica dal valore significativo.
Infine, la costituzione di tavoli intersettoriali e di organismi partecipativi può stimolare e diffondere la conoscenza di incentivi, Nazionali e/o Regionali, che supportino le imprese nella realizzazione di progetti di economia circolare, sollecitando la Regione ad emanare annualmente dei bandi aventi questo obiettivo, consentendo l’organizzazione di momenti informativi sull’economia circolare con testimonianze di Aziende che hanno intrapreso percorsi di evoluzione in questa direzione.
2.6. ECONOMIA SOLIDALE
Se in tema di riciclo, riuso e lotta agli sprechi possiamo far valere, a livello locale, alcune esperienze, in materia di Economia Solidale, nonostante la Legge regionale n. 19 del 23 luglio 2014 dal titolo “Norme per la promozione e il sostegno dell’Economia Solidale”, siamo fermi all’elaborazione culturale.
L’Economia Solidale è “un modello sociale economico e culturale improntato a principi di eticità e giustizia, di equità e coesione sociale, di solidarietà e centralità della persona, di tutela del patrimonio naturale e legame con il territorio e quale strumento fondamentale per affrontare le situazioni di crisi economica, occupazionale e ambientale”.
La Regione Emilia-Romagna riconosce nell’Economia Solidale un modello che:
- promuove i beni comuni, assicurandone l’utilizzo collettivo e sostenibile a beneficio delle comunità e delle generazioni future;
- difende i diritti fondamentali di ogni essere umano, in particolare quello di soddisfare i propri bisogni essenziali;
- si fonda sul rispetto, la tutela e la valorizzazione delle risorse del pianeta;
- è finalizzato al perseguimento del “benvivere” di tutti, basandosi sulla giustizia e sul rispetto delle persone;
- si fonda sulle relazioni e su modelli collaborativi, sviluppandosi nelle reti;
- promuove una trasformazione sociale finalizzata a una democratizzazione dell’economia;
- regola e limita il ruolo dei meccanismi di mercato, ove questi compromettano o mettano a rischio la sostenibilità sociale ed ecologica del sistema economico;
- promuove e tutela il lavoro, le conoscenze, le competenze e le abilità che da esso derivano.
Tutti questi ambiti convergono negli obiettivi di sostenibilità che ci siamo posti, mutuandoli dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’ONU e devono trovare nella prossima legislatura un impegno da parte del pubblico che li persegua con progetti specifici, ponendosi alcune priorità.
Una di queste è l’abitare solidale, che coniuga il recupero edilizio e l’adeguamento degli spazi di vita alle persone con disagio e/o fragilità, così come previsto nelle nostre proposte per la rigenerazione urbana, favorendone anche la coabitazione con soggetti autosufficienti, ma sprovvisti economicamente.
Attraverso i servizi sociali e in collaborazione con il volontariato, occorre creare, all’interno dello stesso sportello sociale, una sorta di incontro fra la domanda e l’offerta, cercando di conciliare i diversi bisogni e offrendo servizi alle persone che li includano nel resto della comunità.
L’Unione del Sorbara, da parte sua, dovrebbe impegnarsi nella promozione di un “Distretto solidale”, mettendo in rete soggetti economici (piccoli produttori, operatori del settore agro-alimentare, cooperative, ecc…), consumatori, gruppi d’acquisto, associazioni del volontariato sociale così da creare circuiti virtuosi complementari alla grande distribuzione, oltre a promuovere la creazione di Empori Solidali dove far convergere prodotti e merci prossimi a scadenza per la distribuzione gratuita, attraverso il volontariato solidale, alle fasce economicamente più fragili della popolazione.
PARTE TERZA. Riconversione ecologica e transizione energetica
Parlare di riconversione ecologica e di transizione energetica per un singolo comune non è corretto, anche perché la globalizzazione ha ormai spostato a livello planetario i centri decisionali, e le politiche economiche sono dominate da meccanismi transnazionali di mercato e di finanza. È tuttavia possibile, a livello locale, intervenire sul patrimonio infrastrutturale che, con miglioramenti della dotazione ambientale e delle attrezzature ecologiche, può diventare un forte fattore di competizione territoriale.
Nonantola si è dotata, negli anni, di impianti pubblici ad energia rinnovabile con una potenza pari a 366 KWp, a cui si devono aggiungere 200KW termici e 133 KW elettrici prodotti dal cogeneratore del comparto San Francesco ma che, uniti a quelli privati, hanno contribuito alla diminuzione dei consumi energetici da combustibili fossili in misura assolutamente insufficiente, al punto che le emissioni di CO2 nel settore residenziale sono diminuite del 7,52%, ma nel settore industriale sono aumentate del 19,90%.
Per promuovere l’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili (es. fotovoltaico) e ridurre la dipendenza dalle fonti fossili (es. carbone, gas), vanno promosse:
- l’adesione di imprese, cittadini e associazioni alla costituenda Comunità Energetica Rinnovabile (CER) “Energia Bene Comune” di cui il Comune di Nonantola è membro promotore e fondatore insieme alla Parrocchia di San Michele Arcangelo di Nonantola, ponendosi come principali obiettivi la riduzione del numero di famiglie in povertà energetica, l’aumento di utenti che producono e/o consumano energia da fonti rinnovabili, la riduzione dei costi dell’energia, il concreto contributo alla riduzione delle emissioni di gas effetto serra che causano il cambiamento climatico, responsabile del verificarsi di eventi calamitosi estremi sempre più frequenti.
- l’organizzazione di spazi e di momenti divulgativi e formativi, indirizzati alla cittadinanza, sull’importanza di attuare una consapevole transizione energetica, conoscere il funzionamento delle comunità energetiche, fino alle modalità di lettura di una bolletta dell’energia per poterla confrontare con quella di altri fornitori più sostenibili.
- L’allacciamento del trigeneratore installato nel quartiere San Francesco al complesso della COOP e della scuola primaria Fratelli Cervi (teleriscaldamento /teleraffrescamento).
- L’aumento delle piantumazioni su tutto il territorio comunale, con creazione di zone d’ombra diffuse per attutire le ondate di calore. In tema di alberature, va proseguita lungo la via provinciale ovest, in direzione Modena, riempiendo le aiuole oggi visibilmente vuote.
- La manutenzione costante del patrimonio verde, sia in termini di sicurezza, sia in termini di miglioramento colturale. In particolare la cura e il rilancio dei parchi ( anche in riferimento allo spazio giochi ) deve essere svolta in collaborazione con Nonaginta, il volontariato e i residenti attraverso forme sinergiche di intervento, magari diversificando le tipologie arboree – sempre autoctone e tipiche del territorio – così da creare segni distintivi per ogni parco.
PARTE QUARTA. Stop al consumo di suolo!
Se la novità sostanziale del PUG riguarda il contenimento del consumo del suolo, inteso come bene comune e risorsa non rinnovabile che svolge funzioni importanti nella produzione di servizi ecosistemici fondamentali per l’essere umano e che contribuisce alla mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e alla prevenzione dei rischi idraulici, in linea con la Strategia Europea di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e con la Strategia per la mitigazione e l’adattamento della Regione Emilia Romagna, gli strumenti attuativi previsti dalla legge urbanistica regionale per renderlo effettivo non sono altrettanto chiari e circostanziati.
Se, come dichiarato nell’apposita Delibera assunta dall’ Amministrazione uscente, gli “Accordi Operativi e i Piani Attuativi di Iniziativa Pubblica con i quali, in conformità al PUG, l’amministrazione comunale attribuisce i diritti edificatori, stabilisce la disciplina di dettaglio delle trasformazioni e definisce il contributo delle stesse alla realizzazione degli obiettivi stabiliti dalla strategia per la qualità urbana ed ecologico ambientale, sostituiscono ogni piano urbanistico operativo e attuativo di iniziativa pubblica e privata, comunque denominato, previsto dalla legislazione vigente”, non vi può essere discrezionalità nella loro assunzione, né essere sottoposti al vaglio del solo organo esecutivo, ma devono seguire un processo valutativo e decisionale che coinvolga il Consiglio Comunale, nella sua funzione di indirizzo e controllo e le Commissioni istituzionali e di rappresentanza .
La parola d’ordine deve essere “azzeramento del consumo netto di suolo” in conformità agli indirizzi europei, affermando i principi fondamentali del riutilizzo di aree dismesse e della rigenerazione urbana, promuovendo un’edilizia che punti alla riqualificazione dell’esistente, al fine di garantire una ripresa sostenibile dei territori, salvaguardi il capitale naturale e il paesaggio, attrattivi per un turismo di qualità: questi devono essere gli inderogabili parametri di riferimento da utilizzare nelle future scelte urbanistiche.
PARTE QUINTA. Agricoltura e Biodistretto
La presenza a Nonantola di una specificità storica e produttiva, quale la Partecipanza Agraria, può contribuire allo sviluppo di virtuose dinamiche inclusive, indirizzando la vocazione agricola a prodotti naturali, quali la canapa, con forti valenze nella bioedilizia.
Progettando in comune accordo con Enti territoriali, Regione, produttori, aziende edili le necessarie filiere operative e gestionali, sulla base delle più recenti tecniche sviluppate nella bioedilizia, l’utilizzo di materie prime naturali dovrà soppiantare la plastica (es. polistirolo e poliuretano) nelle ristrutturazioni e garantire maggiore salubrità e minori consumi alle abitazioni.
Analogamente, la presenza di una vasta porzione di territorio, vincolata per ragioni storico-culturali, può fungere da volano per la costruzione di un biodistretto che metta insieme un’area geografica naturalmente vocata al biologico, allargandola ai Comuni limitrofi, nella quale i diversi attori del territorio (agricoltori, privati cittadini, associazioni, operatori turistici e pubbliche amministrazioni) stringano accordi per la gestione sostenibile delle risorse, e puntino su produzioni biologiche che coinvolgono tutti gli anelli delle filiere fino al consumo.
L’obiettivo del biodistretto è un patto per lo sviluppo green del territorio, inteso nella sua accezione distrettuale, sottoscritto dai produttori biologici, dalle amministrazioni locali e da ambiti della società civile coinvolta: a questo scopo occorre costruire tavoli comunali e distrettuali dei diversi soggetti interessati che riescano a coniugare i legittimi interessi dei produttori con quelli dei consumatori, in un’ottica condivisa di pratiche agricole sostenibili e di filiera corta che valorizzino il territorio e non lo impoveriscano, educandolo a stili di consumo responsabile.
PARTE SESTA. Sicurezza sociale e Welfare
Ai rischi sismici, idrogeologici, ambientali e climatici, contro i quali occorre attuare efficaci politiche di prevenzione, si accompagnano quelli legati ai bisogni della comunità che, anche in questo caso, vanno affrontati non in una logica emergenziale ex post, bensì con politiche di prevenzione, di compensazione, di dotazione infrastrutturale di servizi (scuola, trasporti, sanità in primis).
Nonantola ha saputo, nel tempo, dotarsi di una rete pubblica efficace di servizi territoriali, costruendo una struttura di welfare particolarmente inclusiva che però, negli ultimi decenni, ha subito i colpi di politiche nazionali (e non solo) che, togliendo risorse, hanno progressivamente ridotto la sua capacità di protezione e inclusione.
6.1. IL POLO SOCIO SANITARIO
Se il sistema scolastico complessivamente ha resistito da un punto di vista quantitativo, il Polo Socio Sanitario si è svuotato gradualmente di servizi e la medicina territoriale ne ha risentito al punto che le farmacie spesso si sono sostituite al pubblico e si sono allontanati i punti di erogazione; di converso, si sono allargate le disuguaglianze tra chi ha potuto avvalersi anche dell’offerta privata, spostandosi da Nonantola e chi invece ha dovuto rinunciare alle cure.
Nonantola, già sede di un Polo socio sanitario e di un Centro Diurno per non autosufficienti, deve recuperare un livello efficace di dotazione di servizi, che in linea con il DM 77/2022 e in un’ottica di prossimità e di integrazione tra le reti assistenziali territoriali, si relazioni e si integri con le Case di Comunità di Bomporto e Castelfranco, arricchendone l’offerta.
Innanzitutto, nell’ambito del Piano di Zona che declinerà il nuovo Piano Socio Sanitario Regionale, in accordo con Regione, ASL, CTSS, Unione del Sorbara, occorrerà concretizzare l’obiettivo della medicina territoriale, attraverso la messa in rete dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta in forma poliambulatoriale (la cosiddetta “medicina di gruppo”), arricchita da un servizio infermieristico di comunità, con la possibilità di erogare prestazioni diagnostiche e specialistiche di primo livello per favorire soprattutto la popolazione anziana con difficoltà di spostamento. A ciò, occorrerà garantire servizi di segreteria amministrativa e di segretariato sociale (assistenti sociali), insieme al potenziamento dell’offerta rappresentata dal Consultorio familiare, che sempre più dovrà specializzarsi in medicina di genere.
Una sorta di Casa della comunità intesa come una struttura e uno spazio che possa fungere da fulcro e centro d’accoglienza per le problematiche di sanità territoriale, anche in questo caso lavorando di concerto con la direzione del distretto, il CCM e tutte le altre agenzie che si occupano di sanità territoriale, sempre in ascolto con le esigenze dei cittadini.
Relativamente al problema del trasporto delle persone più fragili, per favorire l’accesso ai servizi, occorre potenziare la sinergia e migliorare ulteriormente l’attività di Croce Blu ed Auser, con specifiche convenzioni che ne consentano la fruibilità, ponendo una particolare attenzione alle condizioni oggettive e soggettive della persona.
6.2. SUPPORTO AGLI ANZIANI
Per quanto riguarda il tema specifico della non autosufficienza e delle demenze, devono essere estesi gli orari di apertura del Centro Diurno, garantendo la sua apertura sette giorni su sette e aumentando il numero degli operatori e i posti disponibili, qualificandone ulteriormente le proprie attività, attraverso una collaborazione sempre più stretta con la Geriatria territoriale, l’associazione G.P Vecchi, le cooperative sociali e le varie organizzazioni di volontariato. Si dovrà, poi, rendere possibile l’accoglienza, anche per brevissimi periodi, di pazienti con qualche problema cognitivo che non possono essere accuditi dalla famiglia.
In questo contesto vanno create tutte le sinergie possibili, con un capillare lavoro sul territorio, per poter portare a compimento il progetto “Nonantola città amica dell’Alzheimer”, che può fungere da collante per rendere sempre più aperto ed accogliente il nostro paese nei confronti di tanti cittadini che, pur con qualche forma di decadimento cognitivo, possono dare un prezioso contributo alla crescita della nostra comunità.
6.3. IL PIANO DEI SERVIZI SOCIALI
Se l’obiettivo principale, come dice il vigente Piano sociale e sanitario della Regione Emilia-Romagna, è quello di assumere la “domiciliarità come elemento cardine del sistema servizi nelle forme più avanzate e la personalizzazione degli interventi”, è necessario realizzare una mappatura delle fragilità economiche e sociali, coinvolgendo l’ampia rete di soggetti presenti sul territorio, per costruire una filiera dell’innovazione sociale che alimenti, anche economicamente, i diversi soggetti operanti nella domiciliarità e costruisca programmi di contrasto all’isolamento, favorendo reti di solidarietà sociale.
Occorre, pertanto, realizzare una strettissima collaborazione con i servizi sociali, perché si abbia una capillare e aggiornata mappa dei bisogni della popolazione più fragile ed esposta al rischio di deprivazione sociale e povertà. Per questo è necessario riattivare a pieno regime il “Tavolo dell’inclusione” che veda la partecipazione di tutte le forze sociali e produttive presenti sul territorio, nell’ottica di fornire, in maniera rapida e produttiva, la possibilità di inserimento e di miglioramento sociale a molti cittadini che rischiano la marginalità. Nel contempo, è necessario mantenere rapporti stretti e produttivi con il volontariato, attraverso la Consulta del Volontariato quale organo rappresentativo e catalizzatore dell’associazionismo volontario locale.
Se l’attuale sede del polo Socio sanitario risultasse inadeguata rispetto a questa evoluzione, anche in considerazione del fatto che la Croce Blu e l’Avis necessitano di spazi più consoni, sarà necessario individuare una sistemazione diversa: una possibile proposta è legata alla rigenerazione dell’area ex-cantina sociale, oggi in totale degrado (ex-fabbrica del pomodoro), che potrebbe essere oggetto di una forte azione di recupero pubblico/privato. Per la Croce Blu ed l’Avis, un’ulteriore soluzione può essere trovata nella coprogettazione di un “polo del benessere e dello sport” che, attivando efficaci forme di aggregazione intergenerazionale e di inclusione delle fragilità, rigeneri e riqualifichi l’area dell’ex-bocciofila.
PARTE SETTIMA. Promozione dell’inclusione: un impegno per le persone con disabilità
Al tema della “non autosufficienza” si collega direttamente quello delle fragilità legate alle persone con disabilità, per le quali i percorsi di inclusione devono essere costruiti e consolidati, a livello di Unione dei Comuni del Sorbara.
Per i soggetti con disabilità, il percorso di integrazione incomincia a partire dalla nascita, anche se esso si manifesta significativamente con l’inizio della scuola primaria (6 anni circa), acutizzandosi durante e cronicizzandosi dopo la scuola secondaria di primo grado; la condivisione di occasioni e di interessi crea legami amicali che, per vari motivi, a tali bambini sono negate.
Come ha messo in luce la pandemia, lo sport è un grande stimolo al benessere psicofisico e all’inclusione. Per queste persone occorre garantire, sul territorio, la presenza di figure specializzate con una formazione specifica in ambito educativo, nell’ambito dei servizi socio educativi dell’ Unione ovvero, laddove non sia possibile, con personale assunto attraverso le associazioni o le cooperative sociali.
E’ necessario rendere fruibili anche a Nonantola le terapie cognitivo comportamentali (ABA ossia “analisi applicata del comportamento”), al fine di incrementare i comportamenti adattivi e ridurre quelli disfunzionali, promuovendo l’autonomia della persona e ridurne la dipendenza dalle figure di riferimento: anche sul nostro territorio, infatti, è presente un numero sempre più crescente di diagnosi nello spettro autistico e la presa in carico da parte dell’Ausl è spesso insufficiente, in quanto viene a mancare la presenza di personale e delle risorse, rendendo, perciò, indispensabile rivolgersi al privato per integrare il servizio, con il supporto e l’accordo di associazioni del territorio per ottenere costi più bassi, ma pur sempre a carico delle famiglie.
Nello specifico, i bambini e i giovani con disabilità vanno allenati alla socializzazione, alla conoscenza del territorio e allo sviluppo delle autonomie, per poter passare dall’integrazione all’inclusione, costruendo con la comunità uno scambio di opportunità e luoghi dove promuovere incontri con linguaggi alternativi e informazione sulle neuro diversità affinchè sia creata una vera consapevolezza. Di conseguenza, bisogna considerare le giornate mondiali sulle disabilità non come un evento meramente mediatico, ma come occasione di crescita e formazione della comunità, promuovendo convegni informativi, incontri con le associazioni già presenti sul territorio, visione collettiva di documentari, presentazione di corti o libri, spettacoli teatrali, manifestazioni sportive con la presenza di società sportive con atleti abili e diversamente abili, del territorio nonantolano e non. Una bella iniziativa può essere la “ciclopedalata inclusiva”, fruibile e accessibile a tutta la popolazione attraverso i territori del centro storico e della campagna nonantolana.
Tutto questo è possibile solo se ci si pone in un’ottica di attiva sinergia fra tutte le realtà presenti sul territorio, partendo dai centri sportivi, dalle associazioni, dalla scuola, dalla parrocchia, dai gruppi di formazione perché tutta la comunità possa davvero definirsi inclusiva.
PARTE OTTAVA. Lotta alle diseguaglianze, parità di diritti, accesso ai saperi
Per affermare una cittadinanza sociale che garantisca lotta alle diseguaglianze e parità dei diritti occorre consolidare, anche a livello locale, un sistema di protezione collettiva che comprenda tutto l’arco della vita. Noi pensiamo al welfare come investimento sociale costruito sulla partecipazione, sulla condivisione e sulla solidarietà, a un sistema di protezione basato sull’universalismo delle prestazioni, che riduca le diseguaglianze e produca coesione sociale, inclusione e sicurezza, in cui l’accesso e la fruibilità dei servizi pubblici sia garantito a tutti, senza alcuna discriminazione.
8.1. DIRITTO ALLO STUDIO
In questo tempo, in cui stiamo assistendo ad un avanzare dell’ analfabetismo funzionale e di ritorno, in cui si torna ad affacciarsi l’idea di una scuola selettiva fin dagli anni dell’obbligo, proponiamo con forza e convinzione la centralità della formazione di tutti e per tutti.
La storia dei nostri territori ha dimostrato come ci sia un rapporto stretto tra eccellenze del sistema formativo, sviluppo economico, coesione sociale e qualità della vita in un luogo. Proprio oggi che le società più complesse richiedono più sapere e conoscenze sempre più articolate, queste caratteristiche devono essere salvaguardate, rilanciate, rinnovate.
La scuola deve prima di tutto formare cittadini prima ancora che “sfornare” lavoratori pronti all’uso. Per queste ragioni, riteniamo fondamentale operare sostenendo la centralità della scuola pubblica quale garanzia per il diritto di tutti alla formazione.
Vogliamo contribuire a dare corpo e forma ad un progetto di società che assuma i valori della convivenza, del rispetto dei tempi, dei modi di vivere delle diverse espressioni culturali e che organizzi il territorio, l’insieme dei luoghi, delle persone con i loro vissuti, delle relazioni, della mobilità in modo che diventi uno spazio educativo che promuova l’inclusione dei soggetti diversamente abili, più fragili o con devianze sociali e che punti ad elevare la qualità dell’istruzione, delle relazioni educative, anche inserendo le scuole del distretto in rete, allo scopo di condividere le diverse esperienze e non disperdere le buone pratiche didattiche.
Questa, per noi, è l’eccellenza: vogliamo, infatti, che essa diventi un concetto che misura l’inclusione, la capacità nel fare e di stare assieme e non un elemento che, a volte, può essere considerato come esclusivo. Spesso “eccellente”, per la nostra società, rappresenta quello che costa tanto e a cui riescono ad arrivare in pochi. Il nostro paese, tuttavia, può fare una cosa diversa e la scuola deve rappresentare questa inversione.
Da sempre la scuola – dai nidi alla scuola secondaria di I° grado – ha rappresentato, per Nonantola, un bene strategico, nella convinzione che la conoscenza, intesa come strumento di crescita individuale, collettiva e sociale, debba tradursi in diritto ad una scuola pubblica, per tutti e di tutti, che promuova e diffonda gli scambi culturali fra diverse identità, etnie e religioni. L’istruzione deve seguire il principio di laicità e di interculturalità, mettendo a valore le differenze e diffondendo la cultura della tolleranza, dell’ascolto e del reciproco rispetto. Per questo proponiamo:
- la riorganizzazione del settore della Pubblica Istruzione attraverso un unico assessorato che metta insieme scuola, cultura, percorsi interculturali;
- la creazione di un “Centro di Documentazione Educativa”, che operi, sulla base degli indirizzi regionali, con le scuole del nostro comprensorio e dell’Unione del Sorbara per coordinare, qualificare e integrare gli strumenti educativi nelle scuole e sul territorio;
- l’organizzazione di un momento comune di tutte le scuole del distretto, a cadenza annuale/biennale all’inizio dell’anno scolastico, per tenere alta la tensione positiva della comunità sul terreno della formazione e confrontare esperienze realizzate dagli insegnanti delle scuole del distretto su progetti specifici;
- l’apertura di un confronto, anche pedagogico, sull’intervento a favore della fascia 0-6 anni, valutando l’eventuale introduzione di una “sezione primavera” nel plesso comunale;
- il perseguimento dell’effettivo diritto allo studio attraverso il potenziamento dei servizi (mensa, trasporto, sostegno all’handicap) e la fruibilità degli spazi necessari all’organizzazione scolastica, sia qualitativa (laboratori, coordinamento con le agenzie del territorio), che quantitativa (aule, arredi, ecc…), mantenendo l’impegno diretto e il coordinamento in capo al Comune e, con il supporto di volontari, attivare modalità e strumenti aggiuntivi per sostenere i processi di apprendimento rivolti ai più fragili e ai ragazzi in difficoltà. In questo contesto, riteniamo utile avviare una riflessione con la Regione Emilia-Romagna allo scopo di garantire accesso gratuito o prezzi fortemente calmierati per l’utilizzo del trasporto scolastico comunale (attraverso l’estensione del progetto “SALTA SU” anche a Nonantola) e con l’Istituto Comprensivo valutare l’utilizzo, anche pomeridiano, di aule per momenti di sostegno ai bambini/ragazzi in difficoltà educativa;
- la costante attenzione al funzionamento del nostro Istituto Comprensivo, alla luce anche del sovradimensionamento, sia in relazione al territorio comunale, sia nelle relazioni con gli altri istituti del Distretto;
- l’aumento delle risorse che l’Unione del Sorbara e il Comune mettono a disposizione per realizzare progetti di qualità, d’intesa tra scuola, territorio, Comune e favorire l’apertura pomeridiana delle scuole con progetti formativi specifici;
- il recupero di un ruolo pubblico nel servizio “Centri Estivi “, oggi gestiti in toto da soggetti privati, quali attività aggreganti e socializzanti nel periodo di sospensione scolastica che devono equivalere a spazi educativi e non solo ad attività di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle famiglie;
- l’apertura del terzo Asilo Nido, in zona Casette, deve vedere il pubblico impegnato direttamente nella gestione per meglio rispondere alla definizione di “ servizi educativi e sociali di interesse pubblico”, di cui alla Legge Regionale ER n. 19/2016.
8.2. DIRITTO ALLA CULTURA E ACCESSO AI SAPERI
Un valore culturale fondante di Nonantola è certamente quello del radicamento delle persone, che si esprime attraverso le storie personali e la riconoscibilità del territorio nel quale vivono. Territorio fatto di luoghi, monumenti, storie passate, storie vissute che rendono ciascuno di noi quello che è e lo collocano in un tessuto sociale definito.
È indubbio che il ricco patrimonio storico/paesaggistico di Nonantola, mentre sviluppa identità e forte radicamento nei suoi abitanti, si caratterizza anche come un importante elemento di attrazione turistica e, quindi, fattore rilevante.
Appare evidente, infatti, l’aspetto positivo, dal punto di vista economico e turistico, di un approccio sistemico, assumendo l’aspetto culturale come variabile per realizzare un miglioramento dell’economia di un territorio; occorre però prestare attenzione ai rischi che si possono correre onde evitarli o attenuarli. Assegnare particolare enfasi al potenziale ritorno economico può infatti provocare lo schiacciamento della cultura come valore in sé, disinteressato, lasciando prevalere una concezione della cultura strumentalmente utilitaristica ed accessoria.
Riconosciuto il giusto valore al ricchissimo patrimonio storico e ambientale presente nel nostro Comune, abbiamo la necessità di fare i conti con il nuovo che avanza. La diffusione del digitale, i grandi fenomeni migratori, la sempre più presente questione ambientale incidono fortemente sulla vita sociale, sull’idea e sulle forme della coesione sociale, sull’organizzazione dell’economia ma anche, e sempre di più, sul concetto di cittadinanza. Le società possono progredire solo se innovano, approfondendo e rielaborando culture diverse e collocandosi nel gorgo dei cambiamenti socio-economici. In questo quadro, la diffusione capillare della tecnologia e le dinamiche migratorie incidono fortemente sul concetto di comunità, le quali possono progredire ed innovare solo se approfondiscono e rielaborano culture diverse, senza rinnegare storie e radicamenti territoriali. Ecco, quindi, che la Cultura diventa espressione di una ricerca partecipata sui modi della convivenza che consentano crescita culturale secondo criteri condivisi e non secondo criteri di pochi applicati a tutti. Diventa allora importante:
- riaffermare il ruolo del pubblico anche in ambito culturale;
- garantire continuità ed innovazione alle “Officine Culturali”: Biblioteca, Fonoteca, Ludoteca, Centro Intercultura, CEAS;
- Accelerare la realizzazione del Polo Culturale negli spazi ex-nido Perla Verde, collocando la Biblioteca in un luogo prestigioso che le consenta di riprendere centralità nella fruizione e produzione di cultura nel nostro territorio, luogo di studio ma anche di incontro piacevole, stimolante, ricco di diversi linguaggi ed opportunità;
- valorizzare le piccole realtà “promotrici di cultura” presenti sul territorio, come le librerie di quartiere;
- garantire la continuità del lavoro di progettazione e coordinamento svolto in questi anni dalle Officine Culturali, insieme all’organizzazione, diretta o in affidamento, degli eventi ormai consolidati. Le Officine Culturali devono trovare spazio nel nuovo Polo Culturale quale livello di integrazione dei diversi servizi agenti sul territorio e lavorare in rete con Scuola e Associazionismo;
- portare a termine il Progetto della Scuola di Musica, avendo cura di associare servizi integrabili con l’educazione musicale scolastica (iniziando dalla Scuola dell’ Infanzia) con la Mission di Fonoteca / Officine Culturali quale servizio pubblico che si pone l’obiettivo di facilitare e diffondere la cultura musicale;
- rilanciare il Centro Intercultura affinché continui ad essere punto di riferimento istituzionale per l’accoglienza dei migranti e supporto per i cittadini stranieri residenti a Nonantola. È importante che:
- prosegua il lavoro di alfabetizzazione linguistica e culturale rivolta agli adulti, in sinergia con le scuole del territorio;
- attivi progetti educativi e interculturali rivolti a tutti i ragazzi stranieri e italiani, anche proponendo veri e propri corsi tematici (Cibo, Fiabe, Abbigliamento, ecc.);
- stimoli iniziative di ampio respiro sulla società interculturale, lavorando in collaborazione con la Fondazione Villa Emma;
- operi con il supporto importante di un volontariato diffuso che, in questi anni, ha manifestato attenzione, solidarietà e dedizione alle questioni dei migranti, senza il quale molte risposte non sarebbero state possibili. In particolare è necessario potenziare e finanziare in maniera congrua e lungimirante la Scuola di Italiano per stranieri o richiedenti asilo “Frisoun” che, con impegno mirabile e grande capacità educativa, sta fornendo un fondamentale servizio di accoglienza e integrazione virtuosa verso molte persone provenienti dai più vari paesi del mondo;
- valorizzi le nostre eccellenze storico-ambientali (Abbazia, Partecipanza Agraria, Archivi, Museo civico, Museo Benedettino, Oasi del Torrazzuolo), mettendole a sistema anche con quelle presenti nei comuni del Distretto e Modena. Vanno immaginati e realizzati percorsi. anche fisici, riconoscibili (cartellonistica, camminamenti) che accompagnino i cittadini e i visitatori lungo itinerari cittadini “omogenei” da un punto di vista storico/architettonico:
- Centro Storico / Parco delle Pace / Memoriale Villa Emma / Vecchia Stazione, Ex Cantina Sociale / Area Vox
- Palazzo Partecipanza / Mulino dell’Abate / Via V.Tabacchi / La Pieve / S.Filomena / Centro Storico;
- Area Golenale Panaro / Navicello / Bosco Gazzate / Casette / Partecipanza / Oasi Torrazzuolo / Centro Storico;
- rafforzare la collaborazione con la Fondazione Villa Emma, anche nella gestione del futuro Memoriale che arricchirà il patrimonio storico culturale di Nonantola, oltre ad offrire ulteriori spazi per eventi pubblici. Questo grande patrimonio può ampliare la proiezione culturale e turistica di Nonantola, assumendo rilevanza nazionale/internazionale con importanti ricadute sul territorio;
- valorizzare, in accordo con l’ANPI, i percorsi e i luoghi che hanno caratterizzato la Resistenza, utilizzando tutti gli strumenti e le tecnologie oggi a disposizione;
- dare consistenza e continuità, approfondendone il campo di azione, agli eventi che caratterizzano il calendario comunale; in particolare, allargare la Festa della Musica ad altre tipologie musicali, proporre momenti di riflessione, anche nel corso dell’anno, sul cinema e sugli aspetti culturalmente rilevanti, sviluppare cicli di film di qualità o rassegne di autori.
- la Fiera di Luglio merita anch’essa una riflessione, che coinvolga tutti i soggetti interessati; da tempo viene riproposta in formule stancamente ripetitive, mentre andrebbe innovata nella sua caratterizzazione tipologica (Fiera dell’Agricoltura e dell’Allevamento) in riferimento alla necessità di riconversione ecologica dell’economia.
- progettare uno spazio fisico pubblico dove trovino spazio l’ educazione alla sostenibilità, sia per i cittadini che per le scuole, attraverso il CEAS, la partecipazione dei cittadini all’elaborazione delle politiche ambientali, attraverso il nuovo Osservatorio Ambientale, l’attività complementare delle Associazioni di Volontariato a supporto degli interventi e dei progetti messi in campo per l’ambiente.
8.3. CONSULTA DEI SAPERI E DELLA CULTURA
Nei prossimi anni, con l’inaugurazione del memoriale “Davanti a Villa Emma” – dedicato alla vicenda dei ragazzi ebrei accolti e salvati a Nonantola nel 1942-43 -, la realizzazione del nuovo polo archivistico nella Residenza Vecchia della Partecipanza Agraria e il proseguimento delle iniziative promosse dal Museo di Nonantola volte a potenziare la propria offerta culturale con la produzione di strumenti digitali messi a disposizione di cittadini e visitatori (si veda la recente presentazione dell’app Nonantola Sottosopra), il panorama culturale del territorio si arricchirà di nuovi luoghi di ricerca, studio e approfondimento che necessiteranno di un ripensamento delle politiche culturali del paese. Inoltre, anche nell’ottica del trasferimento delle Officine Culturali nel Polo Culturale, una volta concluse le operazioni di ristrutturazione e adeguamento sismico, sarà essenziale prevedere un sistema di coordinamento delle attività e delle iniziative culturali rivolte sia alla cittadinanza sia ai turisti.
In tal senso, occorre creare una rete che connetta le realtà e le istituzioni culturali attive sul nostro territorio: la ricchezza dell’offerta culturale di Nonantola, sia dal punto di vista dei servizi comunali (Biblioteca, Fonoteca, Ludoteca, Teatro M. Troisi, Museo di Nonantola, Officine Musicali), sia a livello delle associazioni e delle altre istituzioni che agiscono nel paese (Partecipanza Agraria, Museo Benedettino, Fondazione Villa Emma – per citarne alcune), merita di essere ulteriormente conosciuta e, nell’ottica di una valorizzazione delle nostre emergenze culturali, crediamo sia fondamentale attuare un coordinamento tra i soggetti che, a diverso titolo e in ambiti differenti, operano a livello comunale. Parlare di rete e di coordinamento è necessario anche nella prospettiva dell’ideazione e attuazione di una proposta che – adeguandosi alle esigenze del presente – sia in grado di individuare una linea comunicativa condivisa, a partire dalle diverse istanze culturali che animano il paese.
Inoltre, è presumibile e auspicabile che l’aumento dell’offerta culturale di Nonantola conduca a un incremento del flusso di visitatori che ogni anno frequentano il paese: in tale ottica sarà necessario riflettere sulle modalità con cui i turisti giungono sul territorio, garantendo un collegamento rapido e costante con il capoluogo e promuovendo un turismo sostenibile che promuova l’utilizzo di mezzi pubblici e a ridotto impatto ambientale. È necessario incentivare i turisti a restare sul territorio, potenziando la rete delle strutture ricettive del paese ed evitando così il turismo mordi e fuggi, che poco o nulla garantisce in termini di valorizzazione del patrimonio culturale e di ricaduta economica sugli esercizi commerciali della zona.
Mettere in rete i soggetti che operano sul territorio avrebbe un ruolo sostanziale anche per il turismo: si pensi alla possibilità di proporre ai visitatori un biglietto unico integrato che permetta di accedere ai luoghi della cultura del paese a un prezzo ridotto o alla creazione di un Passaporto di Nonantola, che incentivi il pubblico a conoscere le attrazioni turistiche della zona e a frequentare bar, ristoranti e altri esercizi commerciali del territorio, collezionando i timbri relativi a ciascun museo, realtà o istituzione presso i punti ristoro del centro storico e non solo.
Quella nonantolana, infatti, è una realtà ricca di esperienze e di opportunità e la proliferazione di iniziative culturali sul territorio è da considerarsi un bene per tutti. Tuttavia, riteniamo necessario lavorare in direzione di un potenziamento delle sedi e degli spazi pubblici di discussione, di confronto, di circolazione delle conoscenze, di contaminazione delle competenze, nonché di spazi espositivi e di spazi aggregativi accessibili a tutti.
Avvertiamo, inoltre, molto forte l’esigenza che il pubblico trovi non solo un luogo dove sia possibile coordinare le diverse attività svolte dai gruppi, ma che individui anche le priorità e gli indirizzi dell’attività pubblica, costruendo una sorta di “Piano di Zona della Cultura e dei Saperi” che disegni una cornice generale, senza incasellare le iniziative specifiche, alla programmazione territoriale, dopo averne individuato criticità e bisogni.
Contestualmente, è necessaria la creazione di una “Consulta dei Saperi e della Conoscenza” composta da Comune, assessorato, servizi culturali, associazioni, cittadini, istituzioni scolastiche, che raccolga e interpreti priorità, bisogni e criticità di una comunità che cambia e che cerca sicurezze, benessere e felicità.
8.4. DIRITTO AL BENESSERE FISICO E RELAZIONALE
Mentre il nostro territorio è carente di spazi pubblici aperti alla fruibilità di tutti, gli spazi dedicati alla pratica sportiva si sono arricchiti nel tempo, con una diversificazione dell’offerta, anche e soprattutto grazie ad un forte e determinante impegno del volontariato.
In particolare, si è storicamente sviluppata un’efficace collaborazione fra Comune e società sportive, dove il primo, proprietario degli impianti, ne affidava la gestione ai secondi, che contribuivano allo svolgimento delle pratiche sportive in una logica di benessere fisico, ma anche di benessere relazionale.
Questo modello è entrato in crisi quando sono prevalse logiche economicistiche sia nel governo locale, sia negli stessi organismi sportivi. Riteniamo, inoltre, prioritario l’accesso universale all’attività sportiva intervenendo per eliminare le barriere all’ingresso nella pratica sportiva, soprattutto quelle di natura economica e sociale.
Tuttavia, poiché il benessere fisico e relazionale deve essere coniugato come diritto della persona e della società, è necessario che il pubblico riprenda vigorosamente il suo ruolo di regia e coordinamento.
A questo fine, proponiamo la costituzione di una vera “Consulta dello Sport” capace di elaborare un piano integrato dello sviluppo e della gestione del patrimonio impiantistico, attraverso:
- un nuovo progetto di utilizzo degli spazi che tenga conto delle diverse esigenze di tutti i gruppi sportivi nonantolani;
- un adeguato progetto di ammodernamento degli impianti sportivi e di interventi di recupero energetico che, utilizzando fonti rinnovabili, riduca i consumi con benefici per l’ambiente e per lo stesso soggetto che paga le utenze;
- una caratterizzazione di esclusiva utilità sociale delle attività presenti nei locali e negli impianti.
- la costruzione di un “Polo del Benessere e dello Sport”, attraverso un’operazione di rigenerazione del sito della Bocciofila, dove agli impianti sportivi si affianchino spazi aperti ad un’utenza multi generazionale e diversamente abile, con spazi aggregativi e ricreativi che suppliscano alla carenza a Nonantola di luoghi ricreativi pubblici aperti alla collettività. Inoltre, vista la presenza di un progetto relativo alla riqualificazione della suddetta area, si possono aprire spazi per uno studio di fattibilità – anche economica- della realizzazione di una piscina.
8.5 DIRITTO AL COMMIATO LAICO
La laicità di una istituzione si esprime anche nel rispetto delle diverse convinzioni religiose, culturali per cui vanno costruite pari opportunità all’accesso di servizi, compreso quello dell’ultimo saluto laico di amici e parenti. Per questo la Casa del Commiato, già individuata dalla precedente Amministrazione, deve avere una sistemazione logistica maggiormente visibile e accessibile a chiunque desideri un dignitoso commiato, oggi non garantita.
PARTE NONA. Servizi a rete
Per perseguire il benessere collettivo, occorre mettere in campo, oltre alle politiche ambientali di tutela e conservazione, anche politiche di gestione dei servizi pubblici non legate al profitto economico, ma che, al contrario, attuino politiche tariffarie congrue, soprattutto a fronte della recente liberalizzazione del mercato, alla difesa dei consumatori, in particolare di quelli più deboli. Riteniamo, pertanto, che anche nella prossima legislatura sia da perseguire la scelta di mantenere la gestione pubblica dei principali servizi a rete (acqua, gas, rifiuti), confermando la presenza sul territorio di sportelli vicini ai cittadini. Ciò, ovviamente, non esclude la ricerca, se opportuna, di alleanze o sinergie con altre società pubbliche similari presenti sul territorio per massimizzare l’efficacia del servizio.
9.1. ACQUA
Il servizio idrico è gestito da Sorgeaqua, società in-house costituita da 5 Comuni, fra cui Nonantola, in cui permangono tuttora le difficoltà legate ad una rete idrica obsoleta e la mancanza di risorse da investire. A seguito del terremoto del 2012, la società ha avuto la possibilità di intervenire, con risorse regionali, nella sostituzione di pezzi di rete e continuare nell’azione di manutenzione, quasi quotidianamente richiesta per le rotture dovute proprio alla vetustà della rete (risale, infatti, agli anni ‘50).
Oltre alla gestione del processo di erogazione idrica e di controllo della qualità dell’acqua, Sorgea deve sovrintendere al buon funzionamento del servizio fognario e di depurazione delle acque. Il patrimonio impiantistico del territorio, infatti, merita interventi di adeguamento (soprattutto nelle frazioni e, in particolare, a Rubbiara) ovvero di dismissioni e rifacimento, ma gli investimenti pubblici, a fronte di politiche che impongono il pareggio di bilancio, sono assolutamente insufficienti. Il tema degli investimenti nel settore idrico va presidiato con grande attenzione perché, nonostante il pronunciamento referendario del 2011, gli interessi industriali sono molto forti e premono la privatizzazione del servizio.
La scelta societaria di Sorgea di mettere in atto sinergie con altre società pubbliche per la gestione dei servizi a rete più redditizi (come il gas) consente un certo margine economico, ma il problema degli investimenti sulla rete idrica per il suo ammodernamento presuppone ben altre risorse e, soprattutto, ben altre scelte politiche. Noi riaffermiamo convintamente la validità della scelta di rimanere una società pubblica, magari in forma consortile, ma essa deve poter operare, così come prevede la stessa legislazione europea.
Infine, la scelta positiva di installare sul territorio comunale alcune “case dell’acqua” va rafforzata e valorizzata, anche favorendone la fruibilità, perché molto utile alla progressiva diminuzione dei rifiuti in plastica e alla decarbonizzazione.
9.2. GAS
La liberalizzazione del servizio gas, intervenuta da gennaio 2024, mette Sinergas, che si occupa di “vendere” il gas, in competizione con altri soggetti. Questo è indubbiamente uno scenario che occorre presidiare perché sia garantita la tutela delle fasce più deboli e perché non ci siano ricadute, soprattutto in termini di aumento delle tariffe, sulla popolazione.
9.3. RIFIUTI
Per quanto riguarda il servizio di raccolta rifiuti, come già anticipato in precedenza, occorre puntare sull’efficientamento e sulla condivisione delle problematiche con i cittadini.
Stante le peculiarità urbanistiche e logistiche, il centro storico è sicuramente il punto di maggiore sofferenza e attenzione, benché tutto il territorio meriti continuo interesse ed impegno, proprio per le ragioni sopra richiamate.
Se possiamo definire consolidato il sistema di raccolta domiciliare “porta a porta”, misto alla permanenza di alcuni cassonetti (vetro e organico), dobbiamo altresì riscontrare il fatto che permangono criticità anche al di fuori del Centro Storico, laddove, in situazioni condominiali, spesso si assiste all’esposizione indecorosa di cassonetti individuali, in molti casi ricettacolo di abbandoni.
Occorre riprendere il confronto con cittadini e residenti su queste tematiche al fine di trovare soluzioni condivisibili che riducano e superino queste situazioni.
9.4. SPAZZAMENTO
Lo spazzamento manuale che, seppur in modo discontinuo, è migliorato grazie alla presenza di alcuni operatori dedicati alla pulizia quotidiana del centro storico, va indubbiamente potenziato ed esteso sul territorio: la pulizia garantita dal servizio meccanizzato Geovest non è sufficiente, anche per le particolarità logistiche del centro storico e va previsto, nel piano economico della società, un investimento specifico in questa direzione.
Un aiuto alla maggiore pulizia potrà continuare ad essere garantito dal volontariato diffuso, che, tuttavia, non può essere sostitutivo di un intervento pubblico capillare.
PARTE DECIMA. Istituzioni efficaci, responsabili, trasparenti a tutti i livelli
Perché gli obiettivi di sviluppo socialmente sostenibile e di lotta alle diseguaglianze siano assunti nelle politiche locali, risulta necessario avviare un processo inclusivo e partecipativo che accresca la consapevolezza, prepari il terreno per un confronto e un coinvolgimento di tutti gli stakeholder, sviluppi un forte governo locale che concluda accordi di governance integrata.
E’ necessario uscire dal quotidiano amministrare, dalla politica ragionieristica di bilancio, per essere catalizzatori del cambiamento, essendo il livello locale il miglior livello di governo per collegare gli obiettivi globali con la comunità.
10.1. L’UNIONE DEL SORBARA
Il primo livello di allargamento è quello distrettuale: l’Unione del Sorbara è ancora in fase di sviluppo, secondo la classificazione del piano di Riordino Territoriale 2021-2023 dell’ Emilia Romagna, che, ai vincoli geomorfologici del territorio, accompagna una visione “frammentata dal punto di vista urbanistico in quanto i Comuni stanno procedendo in autonomia alla predisposizione dei PUG”; in questo scenario diventa arduo poter costruire una comune agenda per lo sviluppo sostenibile, sebbene la stessa possa costituire il volano del suo sviluppo.
L’Unione, sempre secondo l’analisi svolta nel 2022 per l’elaborazione di un Piano di miglioramento dell’Unione del Sorbara, sconta una frammentarietà tecnologica derivante dal mancato conferimento di servizi strategici (es. SUE), differenze organizzative, insufficiente formazione specialistica, scarse competenze (e spesso solo individuali e non collettive), carenza di personale tecnico e uffici scarsamente strutturati.
Preso atto di queste considerazioni, è necessario partire da queste per compiere quel passo netto che configuri l’Unione come articolazione istituzionale intermedia volta a interfacciare i 6 Comuni del Sorbara con Modena e il resto della Provincia. Questo significa, soprattutto, dotare l’Unione di strutture tecniche in grado di studiare, analizzare, progettare, monitorare il territorio nelle sue diverse emergenze, declinando a livello sovracomunale o comunale gli interventi.
Le dimensioni del Comune di Nonantola e la progressiva diminuzione della dotazione organica non consentono una pianificazione efficiente ed efficace delle politiche territoriali e lo stesso PUG sconta la dimensione localistica della sua elaborazione.
Come abbiamo, infatti, evidenziato, le principali emergenze non hanno confini, pertanto pensare di combatterle da soli è semplicemente una pura illusione: è necessario costruire Uffici di Piano sovracomunali che raccolgano dati, analizzino i bisogni, si interfaccino con Modena, la Provincia e la Regione e siano in grado di intercettare risorse a più livelli e si relazionino operativamente con gli uffici tecnici comunali.
10.2. COMUNE
Se l’Unione deve svolgere un ruolo legato soprattutto all’ analisi dei bisogni, di elaborazione dati, di programmazione sovracomunale, il livello decisionale rimane sempre all’organo politico locale rappresentato dal Sindaco, dalla Giunta e dal Consiglio Comunale, non in successione gerarchica e verticistica, però, perché l’elezione diretta del Sindaco non spoglia il Consiglio Comunale del suo potere di indirizzo e di controllo.
La riapertura del Palazzo Municipale a Nonantola dovrà rappresentare non solo il ritorno delle funzioni istituzionali e amministrative, ma l’apertura di un luogo speciale per i cittadini che dia senso di appartenenza alla comunità, che stimoli la coesione e dia sicurezza.
Nella riflessione pubblica da avviare in merito all’utilizzo del palazzo e delle sue funzioni, con definizione condivisa di quali servizi rientreranno e quali troveranno altre destinazioni, noi avanziamo la possibilità di attrezzare al suo interno uno spazio nominato “Urban center” adibito ad essere il centro da cui far discendere tutta l’attività di informazione e comunicazione dell’Amministrazione Comunale. Questo potrà essere uno spazio in cui i cittadini:
- possano prendere conoscenza di atti e provvedimenti assunti dal Consiglio Comunale e dagli organismi esecutivi, di progetti riguardanti il disegno urbanistico del paese, i suoi servizi, le sue dotazioni;
- possano accedere all’informazione riguardanti la qualità ambientale di Nonantola (monitoraggi dell’aria, acqua), ma anche uno spazio dedicato ai processi partecipativi con un ufficio URP, ma anche una saletta per consultazione e per la presentazione di progetti o riunioni di piccoli gruppi su temi specifici inerenti le attività dell’Amministrazione;
- possano frequentare un luogo della trasparenza, dell’informazione e della partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica.
L’Urban Center deve diventare il centro da cui si snoda tutta l’attività informativa e comunicativa dell’ Amministrazione Comunale, con spazio debitamente dedicato al disegno urbanistico di Nonantola in modo da renderlo leggibile a tutti, attraverso pannelli cartografici e mappe di facile lettura, con utilizzo di video che illustrino le funzioni delle diverse aree e le aree Verdi e Blu. Non solo, dovrà essere il luogo dedicato ai processi partecipativi, dotato di una sala per incontri pubblici, presentazione progetti, discussione del Bilancio Partecipativo.
Anche a livello locale, il funzionamento della macchina comunale non può prescindere dalla professionalità e dalla competenza della dotazione organica, ossia delle persone che la compongono, la cui valorizzazione passa attraverso un corretto riconoscimento delle mansioni, percorsi formativi adeguati e un’organizzazione del lavoro condivisa. Oggi prevalgono, anche nelle nostre realtà, logiche economicistiche che dequalificano e demotivano gli operatori, con ricadute negative sul funzionamento e sulla qualità dei servizi pubblici. Un’ attenzione particolare merita la società patrimoniale interamente pubblica, Nonaginta; nel tempo sono state implementate le sue funzioni, ma alla luce dell’intero sistema dei servizi (non solo a livello comunale) e dell’organizzazione delle competenze, esige analisi e riflessioni approfondite, con l’obiettivo di recuperare una capacità di governo del territorio che vada oltre il solo amministrare il quotidiano, da parte dell’Ente Comune.
PARTE UNDICESIMA. Processo decisionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli
11.1. I DIRITTI ALLA CITTADINANZA
Alle diversità delle tematiche sociali si dovrà rispondere diversificando i luoghi e le strutture per la costruzione del confronto, del coinvolgimento, della co-progettazione, attraverso tavoli composti da Amministrazioni, portatori di interesse, forze sociali, associazioni, volontariato, cittadini.
Perché questi siano realmente inclusivi, è necessario che siano rappresentati tutti i generi, tutti i bisogni, tutte le diversità, ivi compresi i cittadini non comunitari, che una cattiva legislazione non riconosce al di fuori della qualifica lavorativa. Un vulnus che a livello locale va colmato per spingere il legislatore a cambiare orientamento, sostenendo:
- la cittadinanza (per il momento solo onoraria) di tutti i bambini, al compimento dei 14 anni, che frequentino le scuole secondarie locali;
- la rappresentanza, in seno al Consiglio dell’Unione e ai Consigli Comunali, di persone direttamente elette dai cittadini extracomunitari alla quale gli organismi consiliari dovranno relazionarsi prima di avviare il processo decisionale;
- la distribuzione della Carta Costituzionale a tutti i soggetti residenti al compimento dei 18 anni, come atto fondante di un patto di cittadinanza fra generazioni diverse.
11.2. PARTECIPAZIONE
Le positive esperienze partecipative adottate dalle precedenti Amministrazione sono state in quest’ultima consiliatura depotenziate, fino alla loro chiusura. Per dirigere ed orientare la complessità organizzativa e socio-culturale di Nonantola, non è sufficiente soltanto una buona Amministrazione, ma serve un “metodo di governo” che avvicini i cittadini al palazzo e li coinvolga nei processi decisionali.
Poiché le forme della democrazia rappresentativa non bastano a dare voce ai cittadini, soprattutto dopo l’indebolimento dei partiti, devono essere ripensati i meccanismi di partecipazione e le modalità del fare politica, avvalendosi anche delle nuove tecnologie che, se governate democraticamente, li possono facilitare.
Vanno, pertanto, istituite, estese o rafforzate le esperienze delle Consulte in ogni ambito di intervento:
- Consulta del Volontariato
- Consulta dello Sport
- Consulta della Cultura e dei Saperi
- Osservatorio Ambientale
- Tavolo dell’Economia
- Bilancio partecipato
- Tavolo della Convivenza
- Consulta giovanile
- Consulte frazionali
Per ognuna, attraverso specifici regolamenti, vanno individuati i componenti “portatori di interesse”, gli ambiti di collaborazione istituzionale, le norme di funzionamento e di raccordo con la cittadinanza e, soprattutto, vanno assimilati agli organismi formali previsti dallo Statuto, come forme di funzionamento democratico dell’Amministrazione locale.
A questo fine, andrà modificato lo Statuto comunale inserendo queste forme di “democrazia partecipativa” e, nella composizione della nuova Giunta comunale, si dovrà individuare un assessorato e un ufficio specifici.
In particolare, il Comune, oltre a dotarsi di un Albo dei Volontari, anche in forma digitale, dovrà approvare un regolamento (condiviso con i cittadini) per la collaborazione tra amministrazione e cittadini per la gestione condivisa dei beni comuni urbani, sulla falsariga di quanto già adottato da molti Comuni Italiani.
Inoltre, affinché la partecipazione non sia estemporanea, ovvero contingente a determinati percorsi progettuali, ma sia parte integrante di un nuovo “metodo di governo”, è necessario che l’Amministrazione costruisca norme regolamentari che la includano nel sistema istituzionale.
Altrettanto, è necessario costruire un sistema di relazioni informative, conoscitive e operative con i servizi comunali affinché sia data operatività agli organismi partecipativi, ovviamente nel rispetto delle norme amministrative. Sicuramente fra i primi atti da assumere sarà la riedizione periodica del giornalino del Comune che informi la cittadinanza sull’attività amministrativa svolta.
11.3. ASSOCIAZIONISMO E VOLONTARIATO
La storia della comunità di Nonantola, che inizialmente si è sviluppata attorno alle vicende legate all’Abbazia, seguita dalla millenaria esperienza della Partecipanza Agraria, ha costruito un vissuto sociale fortemente intriso di laicità e solidarismo, che si esprime oggi sotto forma di associazionismo e/o volontariato molto diffuso e impegnato.
La collaborazione del volontariato con il Comune si era consolidata, anche attraverso il coordinamento realizzato dalla Consulta del Volontariato, oggi però interrotta, in attesa di una ridefinizione della sua composizione e mission.
A una così forte presenza risponde, però, una dispersione degli spazi di riferimento di ciascuna associazione, soprattutto dopo il terremoto, mentre una collocazione contigua permetterebbe sinergie e visibilità.
Si pone, allora, il tema di spazi adeguati e possibilmente contigui per l’associazionismo sociale e il volontariato, così come si pone un tema di spazi pubblici fruibili da singoli cittadini o associati dove poter svolgere attività ricreative di comunità, senza discriminazioni legate ad eventuale appartenenza politica o sindacale, nel rispetto dei principi costituzionali e ovviamente delle regole di funzionamento e dei costi di gestione.
A questo scopo, potranno essere utilizzati edifici in degrado appositamente recuperati, attraverso il concorso dello stesso volontariato, così come lo stesso può concorrere alla rivitalizzazione di spazi abbandonati.
È nel concetto condiviso di “Bene Comune” che possono svilupparsi azioni e sinergie fra l’Ente e i cittadini, organizzati o meno in associazione, alle quali va data una valenza anche giuridica attraverso un’apposita regolamentazione. Si propone che anche Nonantola adotti, sulla falsariga di quanto già attivato in altri Comuni, un regolamento che individui Beni territoriali pubblici (edifici, aree e spazi verdi, monumenti, ecc…) da affidare in gestione ai cittadini associati attraverso specifici regolamenti amministrativi.
11.4. PARTECIPAZIONE DEI GIOVANI
Crediamo convintamente che la partecipazione dei giovani sia essenziale per il progresso sociale, culturale ed economico di Nonantola, perché attraverso il loro impegno attivo possiamo costruire una società più inclusiva, dinamica e orientata al futuro.
Per coinvolgerli occorre, però, comprendere le esigenze, i desideri, le sfide che i giovani affrontano quotidianamente, partendo dalle loro esperienze, il loro vissuto e i loro desideri, soprattutto fornendo loro i mezzi, i luoghi e i tempi per potersi esprimere fattivamente. Le nostre proposte, concrete e pragmatiche, sono volte alla progressiva partecipazione dei giovani alla vita sociale e politica di Nonantola, aprendo loro, inoltre, le strade verso il futuro:
- promozione, anche attraverso l’Unione, della creazione di centri giovanili e potenziamento di quelli già presenti, così da poter offrire spazi per incontri, attività culturali, momenti di aggregazione e festa, sportivi, laboratori creativi;
- rivitalizzazione di spazi pubblici non utilizzati o abbandonati, trasformandoli in luoghi accoglienti per i giovani (parchi, edifici abbandonati o aree urbane degradate);
- implementazione di programmi di Mentoring che mettano in contatto giovani con professionisti esperti per incoraggiare l’orientamento professionale e lo sviluppo di competenze;
- istituzione di un “Consiglio Comunale Giovanile” rappresentativo, composto da giovani di diverse fasce d’età e diversi background socio-economici. Questo Consiglio, munito di Statuto, fungerà da voce ufficiale dei giovani di Nonantola nelle relazioni con l’ Amministrazione Comunale, partendo dal già presente Consiglio dei ragazzi e delle ragazze della Scuola Secondaria di I° grado;
- destinazione di risorse del Bilancio Comunale a progetti proposti e votati dai giovani attraverso il Consiglio Giovanile;
- organizzazione di eventi, in accordo con Officine Culturali e all’interno del calendario comunale, di carattere culturale, musicale e artistico, incentrati sugli interessi dei giovani, fornendo loro una piattaforma per esprimersi e condividere passioni ed interessi;
- promozione con Associazioni culturali/ forze economiche e sociali di concorsi per giovani che incoraggino la creatività, l’innovazione, l’imprenditorialità.
Nonantola, 6 maggio 2024